Il lavoro nasce per raccontare ed affrontare ciò che è nascosto agli occhi, utilizzando lo strumento pittorico vissuto come portatore di verità esistenziali, spesso invisibili alla mente umana. I supporti sono tele, sovente di grandi dimensioni.

(…) Siamo in interni privati nei quali la pittrice ci introduce, nei quali ci fa curiosare senza malizia ma nei quali non si nasconde pretendendo viceversa una partecipazione, il nostro sguardo è calamitato dai suoi occhi che ci osservano instaurando un dialogo volutamente confidenziale e intimo. (…)

Adriano Olivieri, estratto critico per la mostra Ritratti alla Galleria Davico di Torino.