Fusignano, Cotignola, Ravenna: è questo il percorso disegnato quest’anno da Selvatico, che da tredici anni collega luoghi, musei ed edifici storici diffusi nel territorio romagnolo. Il risultato finale è una sorta di mappa geografia e percorso espositivo che coinvolge e connette le opere di trentasei artisti contemporanei provenienti dal panorama nazionale italiano, con una particolare attenzione rivolta alla pittura.
Selvatico riparte così dalla pittura e in particolare da quella italiana, non mancando di tenere conto delle sue ramificazioni, ibridazioni e innesti con altre discipline tra cui disegno e scultura, fumetto e installazione. Le opere in esposizione nei diversi luoghi di Selvatico traggono ispirazione, come ogni anno, da un particolare tema scelto che per questa edizione si basa dall’incontro, coesistenza e giustapposizione di Fantasia/Fantasma, immaginazione e memoria: due termini con una radice comune che indicano una stessa origine delle immagini e del processo mentale che le sostiene.
Come ogni anno, cuore del progetto è il Museo Varoli di Cotignola che punta il suo sguardo verso le piccole realtà, creando una rete, e segnalando sempre il suo sguardo periferico e il suo operare ai margini. È a partire proprio da questa rete che Selvatico prova a innestare i nuovi sguardi di una serie di artisti di varia provenienza geografica, capaci di innescare una relazione tra luoghi, opere e persone. In questo contesto, i musei diventano luoghi di produzione aperti al contemporaneo, custodi e promotori di un’identità mobile e sempre incerta, inquieta e in trasformazione.
La tredicesima edizione di Selvatico si apre a Fusignano sabato 10 novembre al Museo civico San Rocco con la mostra di Andrea Chiesi e Daniele Galliano, la cui pittura attiva un dialogo tra le due sale del primo piano del vecchio ospedale, per convergere poi in un confronto diretto e serrato fatto attraverso il disegno nella piccola sala centrale. Si tratta di esiti molto diversi e distanti, dovuti anche a sguardi generazionali lontani tra loro, che si incontrano però nella pratica della pittura e nella temperatura livida e notturna. Al Centro culturale Il Granaio saranno invece inaugurate le mostre di Marta Sesana e Giuliano Sale: un altro dialogo, tra la pittura misteriosa della prima e quella oscura e felice del secondo, che nel loro distanziarsi trovano punti di contatto. Quattro artisti dunque: un confronto che non è solo generazionale, ma che mette in risalto le due anime di Selvatico, Fantasia/Fantasma: da una parte una pittura quasi in bianco e nero, di fantasmi e ombre, dall’altra il colore acceso e saturo, e la fantasia che costruisce e smonta l’immagine frammentandola in un caleidoscopio di visioni forti, violente, felici e incomprensibili, surreali, drogate e sognanti.
Dopo Fusignano, Selvatico farà tappa a Cotignola con l’inaugurazione, sabato 24 novembre alle ore 16 di numerose mostre distribuite in diversi luoghi della città. Al Palazzo Sforza si troveranno le opere di Juan Carlos Ceci, Enrico Tealdi, Rosario Vicidomini, Sabrina Casadei, Beatrice Meoni, Julie Rebecca Poulain, Manuel Portioli, Riccardo Cavallini, Silvia Argiolas, Giovanni Manunta Pastorello, Agnese Guido, Andrea Fiorino; allo Spazio corso Sforza 27 saranno esposte le tele di Elisa Filomena e Azadeh Ardalan; alla Casa-studio Luigi Varoli il pubblico potrà trovare i lavori di Francesco Bocchini; mentre a Palazzo Pezzi troveranno spazio Stefano W. Pasquini, Angelo Bellobono, Marco Bettio, Ettore Pinelli, Giorgio Pignotti, Francesco Cuna, Amandine Samyn, Giulio Saverio Rossi, Andrea Grotto, Barbara De Vivi, Paolo de Biasi, Luca Moscariello, Benedetto di Francesco, Giuliano Guatta, Simone Luschi.
Selvatico si chiuderà infine a Ravenna, con l’ultima inaugurazione venerdì 7 dicembre presso VIBRA Spazio contemporaneo di idee delle mostre di Gio Pistone e Nicola Alessandrini che resteranno aperte al pubblico fino al 31 gennaio 2019.
1 > Fusignano
Museo civico San Rocco, Via Monti 5
Centro culturale Il Granaio, Piazza Corelli, 16 (Corte Raffaello Baldini)
Inaugurazione sabato 10 novembre ore 17
11.11.2018 – 20.1.2019
2 > Cotignola
Museo civico Luigi Varoli, Corso Sforza
Inaugurazione sabato 24 novembre ore 16 presso il Teatro Binario, Viale Vassura (conferenza di presentazione)
25.11.2018 – 27.1.2019
Orari di apertura: giovedì e venerdì 16.30-18.30; sabato, domenica e festivi 10-12 e 15.30-18.30; aperto anche su prenotazione
• Palazzo Sforza, Corso Sforza 21
• Spazio Corso Sforza 27
• Casa-studio Luigi Varoli, Corso Sforza 24
• Palazzo Pezzi, Corso Sforza 47
3 > Ravenna
VIBRA Spazio contemporaneo di idee, Via M. Fantuzzi, 8
Inaugurazione venerdì 7 dicembre ore 18.30
8.12.2018 – 13.1.2019
Paesaggio con figura. Nidi. Campi di battaglia. Preghiere e sortilegi. Nell’affiancare, nel cercare ostinatamente di far incontrare e incrociare mondi, e modi di vedere, anche se solo per un tratto o un momento, nel giustapporre idee del mondo che rivelino al tempo stesso affinità e contrasti, nella ricerca costante e testarda di costruire discorsi plurali fatti sia di risonanze che di divergenze, di similitudini e distanze, in questo, verrebbe da dire, necessario ricorso alla polarità e alla coesistenza di estremi e insiemi, si nasconde, neanche troppo, la convinzione che le cose si vedano e comprendano meglio e più distintamente grazie anche a questa frizione e contatto talvolta forzato o arbitrario.
E questa tendenza quasi rabdomantica a cucire distanze e svelare sintonie, permette poi di innescare incontri e convergenze felici e luminose com’è nel caso di Elisa Filomena e Azadeh Ardalan che espongono insieme con due piccoli solo nelle due camere affiancate e comunicanti di un bel negozio sfitto che si trova a fianco del museo, che ha due vetrine che si affacciano sulla strada, quasi come una sorta di acquario che permette già da fuori di intuire quel che c’è e avviene dentro: corpi, donne e uomini, situazioni e gesti come bloccati nell’ambra.
Presenze e figure, ombre e fantasmi evocati. Movimenti congelati lenti, azioni e attese. Momento. Memento. Paesaggi bucolici, giardini e interni come scene o fondali teatrali o set cinematografi. Elisa e Azadeh, vicine e lontane; davvero una sorta di capogiro qui, e di opposti che convergono circolarmente innescando un film senza fine, massima distanza e massima affinità al tempo stesso. Per entrambe una produzione ininterrotta e fiume, copiosa e corposa, quasi un flusso di coscienza o un diario giornaliero fatto di fantasmi intravisti o ricordati a creare uno sciame di immagini che sgorga ininterrotto e senza sosta. Vite parallele: disegnata e dipinta una, artigiana, imperfetta, slabbrata, stenografica e non finita; dipinta digitalmente l’altra, altrettanto veloce, efficace e rapida nel catturare e raccontare scene e fatti muti galleggianti sospesi.
Una pittura fatta di segni e tracce come se quello che resta sulla superficie fosse impronta o residuo di immagine slavata e corrosa, ombra colorata che si sgretola e sfalda, immagine persa e poi riacciuffata velocemente prima della sua sparizione ultima, il bianco del foglio o della tela presente e molto, chiarore pallido e tracce di colore antico di terra e aranci e marroni e rossi. Pittura seduta spiritica. E pennellata che, più si carica di memorie, impressioni e visioni, più si scarica inversamente di materia, seccandosi in bave sottili, filamenti nervosi, scie, rapidi trascinamenti e tracce sbiadite.
Tutto pieno nell’altra invece, campiture, piani, fondali e situazioni, per opposto, quasi sempre notturni, fatte di luci al neon e lampade a illuminare gli interni di stanze, camere e soggiorni, letti e divani, piante e tavoli e lacrime amare. In viola e giallo e verde acceso squillante. Solitudini, malinconie e statiche derive.
Corpi sempre, come tenuti a una giusta distanza: figure nel paesaggio e figure in interno; pittura digitale e pittura calda non finita o corrosa dal tempo. Colore ancora, vibrante.
Dal museo al paesaggio. Storie di luoghi, persone, cose. O della pittura come disciplina della carne. A Cotignola una mostra che si articola e ramifica in quattro spazi espositivi, poco meno di cento metri a separarli e congiungerli: un museo con i suoi tre piani a Palazzo Sforza e di fronte una casa museo, quella appartenuta a Luigi Varoli; poi un negozio in attesa di essere affittato e, poco distante, un palazzo storico sonnambulo e disabitato, ultimo approdo di questa mappa, uno dei pochi edifici a esser scampato ai bombardamenti alleati che hanno raso al suolo quasi interamente il centro abitato di Cotignola durante la seconda guerra mondiale e il lungo stazionare del fronte sul fiume Senio.
Dentro, distribuiti e sparsi come arcipelago tra le stanze e le sale di questi edifici e case e palazzi, tutti affacciati su corso Sforza (la via centrale), trenta artisti a disegnare una costellazione di piccoli solo e personali e di confronti fatti di dialoghi tra due, tre e quattro autori per camera, a creare una sorta di flusso che attraversa come ventosità gli spazi, congiungendo e collegando le presenze, le opere e le cose viste per via di un sistema di risonanze, contrasti e affinità, echi e divergenze.
Tentativi di orientamento e possibili geografie che si muovono e provano a mettere ordine tra le molte direzioni, sentieri, umori e temperature della pittura e del dipingere. Un percorso articolato, corale e plurale, tra passaggi più o meno morbidi e dolci, percepite sintonie nell’aria, e accelerazioni improvvise, strappi e rotture, cambi di direzione che funzionano come spezzature e incrinarsi del discorso, terremoti che scuotono pensieri e superfici, affiancarsi simultaneo di opposte idee e visioni del mondo. Sintonie similitudini attriti che fanno vedere meglio.
Così, proviamo a raccontare o anche solo a seguire l’andamento della mostra e delle mostre di Cotignola come se si trattasse di un unico e lungo piano sequenza che incontra e attraversa luoghi e spazi, opere e dipinti, storie e cose, scivolando su queste complessità e facendole connesse, intrecciate e inseparabili per un tratto; una continuità mutevole e cangiante che è anche della pittura, linguaggio decisamente principale e predominante qui, ma che non manca poi di imbastardirsi e mettersi in discussione con il disegno, il collage, l’installazione e la scultura…
L’intero percorso espositivo e la geografia di Selvatico abbraccia in tutto trentasei artisti provenienti dal panorama nazionale italiano. In occasione di questo nuovo episodio è stato stampato il tredicesimo libro, complementare e in continuità con quello di Foresta prodotto lo scorso anno.
La rassegna è curata da Massimiliano Fabbri del museo civico Luigi Varoli di Cotignola, con il contributo e patrocinio della Regione Emilia-Romagna, Ibc (Istituto per i Beni artistici, culturali e naturali), in collaborazione con l’associazione culturale Primola di Cotignola; sostenitore principale è Villa Maria Research; altri sostenitori sono Hera, Conad Cofra Cotignola, Lugo Immobiliare, Coerbus.
Per maggior informazioni clicca sui seguenti link:
http://www.museovaroli.it/2018/10/29/selvatico-13/
http://www.exibart.com/profilo/eventiV2.asp?idelemento=180350
Tra ombre e narrazioni. La pittura nella 13a edizione di Selvatico
Selvatico 13. Fantasia/Fantasma, Pittura tra immaginazione e memoria
Selvatico [tredici] 2018 Fantasia/Fantasma Pittura tra immaginazione e memoria